I volti della professionalità: spazio all’impegno dei soci rotariani nel mese dell’azione professionale.
Sull’Europa di oggi, le opinioni sono variegate. Esiste comunque una delle azioni dell’Unione Europea su cui il consenso è generale: ci riferiamo a quel complesso di iniziative finanziate dall’Unione Europea che, ampliatosi nel corso degli ultimi decenni a spazi geografici e a esperienze sempre più articolate, che viene sinteticamente indicato come Programma Erasmus. Sofia Corradi, socia del Rotary Club Roma Sud Ovest è stata l’ideatrice dell’iniziativa. Nel tempo le sono stati conferiti innumerevoli e prestigiosi riconoscimenti fra cui, nei tempi recenti, il Premio Europeo Carlo V, la Gran Croce del Re Alfonso X il Savi, il titolo di “Commendatore al Merito della Repubblica Italiana, il Premio Ara Pacis del Rotary Club e il Premio Alcide De Gasperi, Costruttori dell’Europa. Tutti riconoscimenti del massimo rilievo che nelle precedenti edizioni le giurie internazionali avevano conferito a personaggi come Jacques Delors, Mario Draghi, Antonio Tajani, Simone Veil, Mikhail Gorbaciov, e organizzazioni quali la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio. In occasione delle celebrazioni per il Trentennale del Programma Erasmus, Sofia Corradi è stata invitata a tenere il discorso ufficiale nell’Aula del Senato delle Repubblica Italiana dinnanzi ai Presidenti dei Parlamenti dei vari Paesi europei.
Prima domanda fondamentale: cosa è esattamente l’Erasmus?
Dal 1987, con il Programma Erasmus gli studenti universitari dei vari Paesi europei hanno la possibilità di compiere uno o due semestri di vita e di studio in un’università ubicata in un Paese diverso dal proprio, con pieno riconoscimento dei crediti guadagnati all’estero, e quindi senza ritardo nel conseguimento della Laurea in patria. Le diversità, di metodi e di contenuti, vengono accettate con elasticità in base al “principio della stima e della fiducia reciproca tra i due atenei” e vengono anzi considerate un arricchimento dell’esperienza Erasmus.
Oggi questo può sembrare cosa normale, ma nel 1969, mezzo secolo fa, quello che oggi appare semplice e ovvio veniva respinto e guardato con ogni sorta di diffidenze. Ho dovuto lottare per quasi venti anni per superare tali resistenze e giungere nel 1987 al varo ufficiale del Programma Erasmus da parte dell’Unione Europea. Chi lo desiderasse può trovare la documentata narrazione di tutto ciò nel mio ultimo libro intitolato Erasmus ed Erasmus Plus. La mobilità internazionale degli studenti universitari (Roma, 2015) che si può adesso scaricare gratuitamente (in lingua italiana, inglese o spagnola) dal sito www.sofiacorradi.eu.
Deve essere stato difficile avviare un meccanismo tanto innovativo.
Si, è stato difficilissimo. Tutto era contro di me, dall’ostinata inerzia della vetero-burocrazia del tempo all’assenza di previsioni in materia educativa nei Trattati di Roma del 1957. E anche l’iniziale rodaggio del meccanismo Erasmus è stato lento e faticoso, tant’è vero che per arrivare a festeggiare il milionesimo studente ci sono voluti ben venti anni (dal 1987 al 2007); poi, a mano a mano, tutto è diventato scorrevole. Tra il 1987 e il 2016 sono avvenuti circa cinque milioni di scambi fra circa cinquemila istituzioni educative europee, e adesso il numero aumenta al ritmo di un milione ogni tre anni. Non solo, ma il Programma Erasmus è ora esteso a Paesi di tutto il mondo e anche a categorie di fruitori quali manager, professionisti, lavoratori.
Lei è convinta rotariana da tanti anni, dal 1994. Quali sono le affinità che vede tra il Rotary e l’Erasmus?
Le affinità tra gli ideali rotariani e quelli dell’Erasmus sono numerose e fondamentali. In primo luogo, ambedue hanno fra i loro obiettivi la promozione della comprensione tra i popoli e sono ben note varie iniziative rotariane quali lo scambio di giovani. Inoltre, oggi sono entrambi estesi a tutti i continenti. È una congiuntura felicissima. Torno perciò a rinnovare qui una proposta che già avevo avanzato alcuni anni orsono e che non richiede da parte del Rotary alcuna spesa né fatica organizzativa: quei Rotary club che desiderassero farlo potrebbero semplicemente prendere l’iniziativa di invitare a una delle loro normali cene rotariane, qualche giovane che, nell’ambito dell’Erasmus, si trovasse presente in città. Il suggerimento potrebbe essere nel senso che il socio rotariano inviti il giovane ospite ad accompagnarlo nel suo lavoro per una intera giornata.