Intervista a Barbara Amerio
– A cura di Luciano Maria Gandini
Una delle pochissime donne alla guida di un cantiere nautico, prima donna al vertice dell’Unione degli Industriali della Provincia di Imperia: Barbara Amerio fa parte del Consiglio di Presidenza di ex UCINA ora Confindustria Nautica e presiede il settore delle navi da diporto oltre i 24 metri, comparto nel quale è imprenditrice, dirigendo, insieme al fratello Rodolfo e la sorella Alessandra, la Amer Yachts del Gruppo Permare. Un’azienda all’avanguardia nella ricerca, fondata dal padre Fernando Amerio tuttora operativo, Pioniere della Nautica 2012, con all’attivo oltre 100 barche costruite a oggi e riconosciuta nel mondo per customizzazione e innovazione eco-design. Iscritta al Rotary Club Sanremo Hanbury da dodici anni, è membro della Commissione Leadership ed eccellenza del Distretto 2032.
Il ruolo delle donne sta positivamente evolvendo nella nostra società. Nel 2022 Jennifer E. Jones è stata la prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente del Rotary International, ruolo quest’anno ricoperto da Stephanie Urchick. Come sta cambiando il Rotary in questi anni?
Il Rotary, come altre associazioni con finalità simili, ha un ruolo determinante per ridurre il gender gap facendo partecipare alla vita del club e invitando professionisti che sono riconosciuti per valore e competenze e non per il genere. È più difficile nei ruoli apicali in cui non esiste una vera alternanza, ma si può sempre migliorare! Ciascuno di noi può essere parte attiva del cambiamento.
Abbiamo parlato di donne, parliamo di giovani. Il Rotaract non è più un progetto del Rotary, ma è diventato parte integrante della famiglia rotariana: come parlare alle nuove generazioni sia sul mondo del lavoro che in organizzazioni come il Rotary?
Per dialogare con i giovani cambia il ritmo, sono molto social, vivono nell’innovazione, ma non rifuggono dalle tradizioni, sono molto intraprendenti e viaggiano costantemente ottenendo un’apertura mentale che facilità la creazione di gruppi in connessione. Dobbiamo parlare attraverso tematiche a loro care, il loro tempo è maggiormente prezioso quindi coinvolgerli in progetti può a volte risultare più complesso.
Parlando di giovani, i temi ambientali sembrano essere molto più sentiti che in passato. La sostenibilità, nella sua attività, è pane quotidiano: come e in che ambiti si traduce concretamente?
La sostenibilità si declina in ambiente, sociale e governance anche se l’ordine di importanza potrebbe essere diverso. I giovani ci sgridano se non condividono comportamenti che producono sprechi, difendono l’ambiente e scelgono consapevolmente. Sono perfetti per specializzarsi in sostenibilità e comandare il cambiamento. Oggi sembra un obbligo costoso, ma domani sarà la normalità per garantirci un futuro.
Parlando di etica, come arginare il tema del green washing ed essere davvero sostenibili?
Serve tracciare, rendicontare attraverso terzi indipendenti e poter dimostrare di aver investito. La finanza avrà il compito di riconoscere il valore delle aziende più virtuose. Dire e non fare sarà punito dal consumatore.
Il tema della sostenibilità come entra in organizzazioni come il Rotary?
Attraverso tutti i progetti e le azioni legate al territorio e con un sempre maggior impegno nella divulgazione delle tematiche Esg.
Il Made in Italy nella sua attività imprenditoriale è un tema molto sentito, specie in una realtà frontaliera: cosa vuol dire essere italiani guardando al mercato internazionale?
Avere una marcia in più fa sentire la responsabilità di esportare il nome di un Paese che è patria di creatività, genio e progresso. Noi esportiamo abitualmente e non a caso l’Italia è al primo posto per produzione di navi da diporto.
Cosa vuol dire essere rotariani italiani rispetto ai nostri cugini francesi?
Mi sento rotariana in ogni parte del mondo compresi i cugini francesi e monegaschi che mi capita spesso di frequentare.
Esperienza imprenditoriale e associativa: quali i tratti comuni, quali le differenze, quali le possibili sinergie e i reciproci scambi.
Credo molto nella vita partecipativa dell’associazione: stimola a confrontarsi, elimina i personalismi portandoti a lavorare in molto aggregato e di solito ti fa conoscere il meglio delle persone in termini di generosità e altruismo. Nella tua azienda sei concentrato sulle decisioni da prendere, nelle associazioni il bene collettivo prevale. È un’esperienza molto formativa e annulla anche quella solitudine imprenditoriale che ogni tanto si prova.