Intervista ad Andrea Rinaldo

– A cura di Alex Chasen

Il Professor Andrea Rinaldo, Emerito di Costruzioni idrauliche dell’Università di Padova e della École Politechnique Fédérale di Losanna, è un nome di riferimento a livello mondiale nel campo dell’ingegneria idraulica e della gestione delle risorse idriche. Con i suoi studi, ha trasformato la comprensione della distribuzione delle acque nei sistemi naturali, contribuendo in modo significativo alla scienza e all’applicazione pratica in favore delle comunità. Nel 2023, la sua eccezionale carriera è stata coronata dal prestigioso Stockholm Water Prize, spesso definito il Premio Nobel per l’acqua, assegnato per i suoi contributi alla sostenibilità idrica globale.

Il professor Rinaldo, però, non è solo un’eccellenza accademica: è anche un membro attivo del Rotary, dove porta avanti con orgoglio i valori rotariani del servire al di sopra di ogni interesse personale. Abbiamo avuto l’onore di intervistarlo, per scoprire di più sulla sua azione professionale, i traguardi raggiunti e la filosofia che lo ha guidato.

Professor Rinaldo, il premio Stockholm Water Prize rappresenta un traguardo straordinario. Qual è stato il percorso che l’ha portata a questo importante riconoscimento?
Ricevere lo Stockholm Water Prize è stata un’esperienza indescrivibile, ma anche un momento di riflessione. Ho sempre cercato di coniugare la ricerca scientifica su come funziona la natura con l’applicazione pratica alla giustizia distributiva nella gestione delle risorse idriche, e il mio lavoro si è concentrato soprattutto sulla comprensione dei processi di distribuzione dell’acqua nelle reti naturali. Penso che il premio sia arrivato anche grazie all’interdisciplinarità dei miei studi: ho cercato di integrare l’ingegneria con l’ecologia, la fisica e le scienze sociali, creando un ponte tra scienza e soluzioni concrete per affrontare crisi idriche e disuguaglianze nell’accesso all’acqua. Tutto è iniziato con la passione per i fiumi e il loro comportamento e con il desiderio di utilizzare la scienza per il bene comune.

L’acqua è una risorsa vitale ma anche una delle più minacciate. Quali sono, secondo lei, le sfide più urgenti nel campo della gestione idrica oggi?
Le sfide sono molteplici e interconnesse. Sicuramente il cambiamento climatico è un fattore cruciale: eventi estremi come alluvioni e siccità stanno diventando sempre più frequenti, mettendo a rischio vite e modi di vivere. Inoltre, esiste un vero problema nell’accesso diseguale alle risorse idriche: in molte parti del mondo, soprattutto nel sud globale, l’accesso ad acqua pulita è un lusso per pochi. Serve una visione integrata, che tenga conto della sostenibilità ecologica ma anche dell’equità sociale. E qui entra in gioco la scienza: dobbiamo fornire dati, interpretazioni e soluzioni comprensibili e realizzabili che aiutino i decisori politici a gestire le risorse idriche in modo equo ed efficace.

Lei è un rotariano da molti anni. In che modo l’appartenenza al Rotary ha influenzato il suo percorso professionale?
Essere parte del Rotary è per me un grande privilegio e una fonte d’ispirazione. I principi rotariani, come il servizio alla comunità e l’integrità etica, sono perfettamente in linea con il mio approccio alla professione. Ho sempre creduto che la scienza debba avere un impatto positivo sulla società, e il Rotary mi ha aiutato a riflettere su come mettere al servizio degli altri non solo le mie conoscenze tecniche, ma anche la mia esperienza. Ad esempio, grazie alla rete rotariana ho visto come la cooperazione possa davvero cambiare la vita delle persone.

Lei è un punto di riferimento per molti giovani studiosi e professionisti. Qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere alle nuove generazioni?
La curiosità è il motore di tutto. Ai giovani dico sempre di non aver paura di sperimentare, di cercare connessioni tra discipline diverse e di guardare al mondo con occhi aperti. È fondamentale anche avere una visione globale: oggi più che mai, i problemi che affrontiamo non conoscono confini e servono menti aperte e collaborative per trovare soluzioni. Infine, non dimenticate mai che la conoscenza porta con sé una responsabilità: quella di usarla per migliorare la vita delle persone e proteggere il pianeta. Essere un rotariano, in questo senso, mi ha insegnato che anche il più piccolo gesto, se fatto con dedizione e spirito di servizio, può fare la differenza.

Come vede il futuro dell’ingegneria idraulica e della gestione delle risorse idriche?
Sono ottimista, nonostante tutto. Negli ultimi anni abbiamo visto progressi straordinari nelle tecnologie per il monitoraggio e la gestione dell’acqua, nel riciclo e la potabilizzazione, nelle potenzialità dei sistemi di intelligenza artificiale applicati alle infrastrutture idriche. Non dimentico le soluzioni basate sulla natura, come il ripristino di aree umide, se avvertite su limiti e potenzialità vagliate con metodo scientifico. Ma il vero cambiamento dipenderà dalla capacità di lavorare insieme: scienziati, politici, e comunità locali devono unirsi per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico e l’aumento della popolazione. Sono fiducioso che, con l’impegno giusto, possiamo costruire un futuro in cui l’acqua non sarà più una causa di conflitto, ma un’opportunità di cooperazione.

Il Professor Andrea Rinaldo incarna il valore dell’azione professionale che il Rotary celebra nel mese di gennaio: un impegno costante, radicato nella conoscenza e nella passione, che unisce eccellenza tecnica e responsabilità etica. Come rotariano, ha mostrato come i principi del servizio e della solidarietà possano essere messi in pratica in ogni ambito della vita, rendendo la sua carriera non solo una storia di successo, ma un esempio di ispirazione per le generazioni future.

Tutti i progetti >