Intervista a Guido Curto

Guido Curto è l’attuale Presidente del Rotary Club Torino, di cui è socio dal primo dicembre 2011, e membro del Consiglio d’Indirizzo della Fondazione Crt, dopo aver lasciato la Direzione del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude per aver concluso il suo mandato quinquennale. È stato Direttore di Palazzo Madama, membro del Consiglio di Amministrazione del Museo Egizio di Torino e del Centro per la Conservazione e il Restauro di Venaria Reale, nonché direttore dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e della Pinacoteca Albertina dal 2005 al 2011.

A nostro avviso, l’incarico di maggior rilievo riguarda la riorganizzazione della Reggia di Venaria, con la sua storia tormentata: dai fasti del Seicento al culmine dello splendore, dal declino dell’Ottocento, quando Re Vittorio Emanuele la trasformò in caserma militare, alla rovina del Novecento. Il progetto di restauro costituisce oggi il più importante intervento di valorizzazione di un bene culturale, eccezionale per complessità e ricaduta sul territorio. Oggi il piacere di vivere è tornato di casa alla Reggia di Venaria, con un rilevante impatto sulla crescita economica della città.

Professor Curto, può parlarci del tuo percorso professionale?
Il mio percorso professionale è stato, di fatto, molto coerente con i valori rotariani, anche se devo confidarvi che io sono stato formato agli ideali profondamente cristiani e patriottici di mio padre Silvio, di mia madre Anna Maria e dei miei quattro nonni, tutte persone straordinarie, come pure i miei professori al Liceo classico Salesiano Valsalice di Torino, in gran parte sacerdoti, coltissimi e anche affettuosi. Grazie al loro esempio ho infatti perseguito sempre l’obiettivo di fare qualcosa di utile per gli altri, dando un apporto concreto nel mio fare per costruire una società, un paese e un mondo migliore. Per 17 anni sono stato professore di liceo, trascorsi in gran parte insegnando Storia dell’Arte presso il Liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino, facendo anche il vicepreside del coltissimo e bravissimo Preside Giovanni Ramella. Poi nel 1997 ottenni la cattedra di professore di prima fascia di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Palermo, tappa importantissima nella mia vita e di grande soddisfazione professionale, ottenendo poi, dopo un passaggio all’Accademia di Carrara, il definitivo trasferimento all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove per due mandati consecutivi fui Direttore, dirigendo anche l’annessa, piccola ma preziosa, Pinacoteca Albertina. Ciò pose le basi per consentirmi di vincere il concorso per la Direzione del Museo civico d’arte antica di Palazzo Madama a Torino; una prestigiosa istituzione ereditata in splendida forma dalla bravissima mia predecessora Enrica Pagella e, da qui, dopo 17 anni anni accademici, inizia una terza fase della mia vita lavorativa, che tocca il suo apice il primo settembre del 2019, quando vinsi il concorso per la Reggia di Venaria, diventando Direttore generale del Consorzio delle Residenze Reali sabaude. Per ottenere questi risultati fu anche molto importante la breve ma intensa esperienza professionale in FIAT, dove venni assunto come giovane laureato nel 1984 e, dopo aver frequentato per sei mesi un utilissimo corso Isvor, fui inserito all’Ufficio del Personale e Relazioni Interne, facendo la gavetta come REPO, ovvero Responsabile del personale di Officina alle Presse dell’immenso stabilimento di Mirafiori. Dopo circa un anno di Fiat mi arrivò un fatidico telegramma dal Ministero della Pubblica Istruzione che mi informava che avevo vinto il concorso per docente di liceo e che, se avessi accettato, avrei dovuto prendere servizio entro 48 ore. Sliding doors! Così da Mirafiori mi ritrovai catapultato in un’aula del Liceo classico Balbo di Chieri. Vi assicuro che fu una scelta non facile, e anche tante altre scelte e momenti di questo ormai lungo percorso non sono stati facili… tra invidie, battaglie legali e vittorie, ma nessun pasto è gratis.

In che modo la tua formazione professionale ti è stata utile nel suo percorso rotariano e, viceversa, quale contributo hai potuto portare al Rotary?
Dopo questa lunga premessa, credo sia quasi scontato dire che tutta la mia vita professionale è stata utile per intraprendere l’esperienza rotariana, maturata, ci tengo a dirlo, anche sull’esempio di mio padre, Silvio Curto, affezionatissimo rotariano, che era stato per quasi vent’anni Direttore del Museo Egizio di Torino. Al Rotary ritengo immodestamente di poter portare un metodo di lavoro, proprio di chi è abituato ad agire insieme ad altre persone, a fare squadra, condividendo tutte le decisioni importanti, sentendo sempre il parere degli altri prima di decidere. Individuando gli obiettivi, elaborando strategie per raggiungerli e comunicando a tutti ciò che è stato fatto.

Oggi sei anche (e per la seconda volta) Presidente del Rotary Club Torino. Cosa comporta la presidenza di un club così prestigioso, come hai combinato le due attività?
Il Rotary Torino è il più antico della nostra città, tanto che il 6 gennaio ha compiuto cent’anni. Questo significa che ha una tradizione e una storia molto illustre, che va rispettata, anche al costo di sembrare, a volte, un po’ conservatori. Però, a ben vedere, il nostro Club ha sempre saputo rinnovarsi, anche sul piano generazionale: tantissimi sono i consoci giovani impegnati in brillanti carriere professionali e istituzionali, e ovviamente altrettanti sono i senior, portatori di valori ed esperienze pregresse straordinarie, in diversissimi settori, dall’ambito accademico universitario, al giuridico, medico, imprenditoriale, industriale, tecnologico e culturale.  Per quanto concerne il mio specifico impegno di presidente, nel primo mandato mi ero impegnato molto a portare nel Club Torino una ventata di cultura, tutta declinata al femminile, creando incontri e testimonianze da parte delle tante eccellenti donne che sono al vertice delle più importanti istituzioni culturali e artistiche torinesi. Anche in questo secondo mandato ho privilegiato una linea culturale e femminile al contempo, dando però molta più evidenza e risalto all’importanza del nostro centenario.

Sul tema dell’amministrazione del Consorzio Residenze Reali Sabaude Reggia di Venaria Reale, quali sono stati i punti di contatto tra azione professionale e azione rotariana, quali i tratti comuni, quali le differenze e le possibili sinergie?
Come Direttore del Consorzio della Residenze Reali Sabaude e specificatamente della Reggia di Venaria ho cercato di istituire una forte sinergia tra i Castelli sabaudi, emblemi del nostro splendido Piemonte, e tutti i club del nostro Distretto rotariano, creando anche un apposito accordo (specificatamente una convenzione stilata dall’ottimo Tomaso Ricardi di Netro, rotariano e valente funzionario della Reggia di Venaria, dove è Responsabile delle Relazioni esterne e internazionali) che favorisse l’utilizzo delle residenze reali da parte di tutti i Rotary Club, con tariffe agevolate nell’affitto spazi e nelle visite culturali, nella ferma convinzione che i rotariani costituiscono un target molto importante per tutti gli Enti culturali in genere, in quanto formati da persone dotate di un’alta formazione e improntate strutturalmente all’impegno sociale.

Cos’è per te il Rotary, come sta cambiando, quale contributo vorresti ancora portare?
Il Rotary è e dev’essere una istituzione internazionale, che benché abbia indubbiamente una forte matrice statunitense, dev’essere aperta a una forte contaminazione da parte della cultura europea, madre della cultura nordamericana, e anche sudamericana. Bisogna quindi evitare false innovazioni che seguono vacue mode ideologiche, a mio parere assai pericolose, che possono minare alla base i fondamenti e l’esistenza stessa del Rotary. Credo altresì che perseguendo il buon modello rotariano sudamericano, prendendo ad esempio il Brasile (dove mi trovo al momento in cui sto scrivendo, durante le festività natalizie, perché mia moglie è brasiliana) che mira a coinvolgere l’intera famiglia del socio/socia rotariano/a, creando festosi momenti d’incontro e di formazione tra i figli dei rotariani, in modo da creare una positiva emulazione e un rinnovamento generazionale senza soluzione di continuità, tenendo ben fermi i nostri valori, fondati su principi non negoziabili.

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