I volti della professionalità: spazio all’impegno dei soci rotariani nel mese dell’azione professionale.
Lo sguardo è di una persona mite, ma Vincenzo Canzonieri è un vulcano di iniziative di solidarietà. È socio del Rotary Club Maniago-Spilimbergo, che ha presieduto nel 2012-2013, creando il Club Rotaract. Continua a proporre al Club service di respiro internazionale per la prevenzione del cancro nelle aree più depresse dell’Africa. Vincenzo Canzonieri, medico chirurgo, specialista in Anatomia Patologica, in Oncologia Generale e in Medicina Legale, è attualmente Direttore della Struttura di Anatomia Patologica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone), è Professore Associato all’Università di Trieste e a contratto presso il Biology Department della Temple University a Philadelphia. È autore di circa 250 articoli scientifici su riviste nazionali e internazionali. Nato a Comiso, dove è stato nominato Cittadino Onorario, ha ottenuto il diploma d’Onore dell’Associazione Ragusani nel Mondo. Dal 1990 esercita la sua professione al CRO di Aviano e molto del tempo e delle sue competenze le ha messe a disposizione di numerosi progetti umanitari nel campo della prevenzione dei tumori. Fra le tante iniziative, un Matching Grant “Progetto Mauritania”, portato avanti assieme al socio Valentino Bertoli, per la prevenzione e la cura del cancro alla cervice uterina delle donne nella città di Rosso, in Mauritania.
Qual è lo spirito che la porta a intraprendere così tante azioni umanitarie nel mondo, mettendo a disposizione di altri il suo tempo e il suo talento in un campo tanto delicato come quello della medicina?
L’attività di volontariato unisce il concetto di disponibilità al concetto di gratuità e disinteresse, il che rende il volontariato un fatto sociale universalmente accettabile, anzi, auspicabile. Non si dona soltanto un bene fisico, ma la donazione ha spesso caratteri meno materialistici, in quanto possiamo donare il nostro tempo, le nostre risorse intellettuali, le nostre emozioni. Mi sono affacciato al mondo del volontariato, apprezzandone la possibilità di fare del bene non solo agli altri, ma anche a me stesso, cedendo a un po’ di naturale amor proprio come è, spesso, insito nei comportamenti umani. Nel campo della medicina, in fondo, far del bene aiutando gli altri è un impegno sancito da un giuramento. Ma sentirsi utili e contribuire ad alleviare la sofferenza è anche motivo di intima letizia. Da medico ho potuto osservare quanto potente e tremendo sia lo sguardo della persona che soffre, la sua richiesta di aiuto, anche solo di vicinanza amorevole, quando la medicina non può più. Essere presenti in quei momenti vuol dire impegnarsi nel rispetto per la persona e tener fede ai valori umani e professionali.
Promuove progetti, là dove c’è bisogno, con donazioni di attrezzature e formazione del personale, al CRO di Aviano ospita e forma medici. Come riesce a individuare questi bisogni e a soddisfarli?
In diverse aree del mondo, e in alcune in particolare, mancano anche le cose più essenziali per poter offrire un minimo di assistenza medica.
Io mi sono interessato di Oncologia e di Anatomia Patologica e con i miei colleghi medici del CRO di Aviano (Carlo Gobitti, Francesco Sopracordevole ed Eugenio Borsatti) abbiamo creato le basi per programmi di prevenzione, prima diagnosi e primo trattamento del cancro della mammella e del collo dell’utero, avendo ben chiaro il ruolo delle donne in Africa, cardine di salute e sicurezza anche per l’infanzia. Non meno importante, la formazione sul posto, e in Italia, di personale sanitario locale: questa è stata curata con impegno, con il sostegno anche dell’Università di Trieste. Mi riferisco ai progetti in Camerun, in Benin e in Mauritania che ha visto il Rotary in prima linea in termini d’impegno e risultati.
Il suo essere un medico, ma anche rotariano, aggiunge qualcosa nella sua ispirazione di servizio verso gli altri? E il Rotary le è d’aiuto?
Il Rotary è fondamentale per realizzare ogni azione di questo genere. Oltre alla costante ispirazione ai principi fondanti del sodalizio, i rotariani beneficiano di un’altra formidabile opportunità e cioè quella di entrare in contatto, praticamente ovunque nel mondo, con altri rotariani con cui intrecciare rapporti di collaborazione e di amicizia. È quello che mi è successo in Mauritania, in Camerun e in Benin. E ovunque ho trovato, simpatia, disponibilità, accoglienza, amicizia e soprattutto impegno a migliorare le condizioni di vita di uomini, donne e bambini che conducono la propria esistenza di privazioni e di stenti.
Fra i tanti progetti che avete realizzato quali sono stati i più importanti e sostenibili e cosa ha in programma per il futuro?
I progetti, già citati, in Mauritania, in Camerun e in Benin sono sicuramente parte della mia vita da più di 10 anni. Come medico e come rotariano la storia però non finisce qui. Se avremo, come spero, il sostegno delle istituzioni pubbliche e l’appoggio del partenariato privato, in futuro potremo ancora fare tanto.
Aver fatto conoscere i nostri progetti ci ha consentito di ricevere anche diverse proposte di intervento in altre aree africane tra cui Costa d’Avorio, Togo e Burkina Faso. D’altronde mi ricorderò sempre le parole del ministro della salute della Mauritania che, all’inaugurazione del centro di screening a Rosso, ci disse che l’interesse della nazione era quello di esportare il modello anche in zone dell’est e del nord del Paese. Un termine in francese che ho spesso sentito in questi posti è pérénnité. È stato usato diverse volte per auspicare – e promettere – una continuità dei nostri progetti attraverso la presa in carico delle attività da parte delle autorità locali.
Lei promuove cambiamenti positivi e duraturi nelle comunità vicine e lontane. Cosa cambia, e migliora, nella sua vita quest’azione di solidarietà?
I cambiamenti positivi e duraturi sono gli obiettivi dell’azione rotariana. I cambiamenti nella vita ne sono un corollario inscindibile. L’importante è provare a essere “eretici”, come diceva Don Luigi Ciotti, in occasione di un congresso, qualche anno fa. Il termine eresia viene dal greco e vuol dire scelta. Eretica è la persona che sceglie, che più della verità ama la ricerca della verità. Bisogna avere coraggio per preferire l’eresia dei fatti prima delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi, l’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno. Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri. Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è. Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello cha fa. Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non pensa che la povertà sia una fatalità. Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza. Chi crede che solo nel noi, l’io possa trovare una realizzazione. Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio. Mi sono convinto che scegliere è, a volte, difficile, ma contribuisce molto a dare un senso compiuto al proprio cammino di vita.