Quattro giorni di formazione, riflessione e connessione globale
– A cura di Riccardo Di Bari, Governatore Eletto Distretto 2041
“Qualcosa che ti rimarrà dentro per sempre”, “Un tour de force impegnativo, ma appagante”, “La risposta alle tue domande su dove va il Rotary”: in parecchi, tra chi mi aveva preceduto, mi avevano descritto l’Assemblea Internazionale in termini entusiastici; e io sì, confesso di aver avuto l’impressione che qualcuno esagerasse un po’. Ma ora che verso la fine del mio volo di rientro mi ritrovo a scrivere queste riflessioni sull’esperienza appena vissuta, capisco che mi sbagliavo: l’Assemblea Internazionale del Rotary è tutto quello che mi avevano detto. Anzi, molto di più. Ma lo capisci davvero solo quando la vivi sul campo.
Quattro giorni intensissimi, in cui tutto è organizzato alla perfezione, senza nulla – ma proprio nulla – lasciato al caso. Giornate cadenzate da un programma così fitto, eppure sempre stimolante, che può succedere di accorgerti che la cena del terzo giorno – più di 100 tavoli da 10 persone allestiti a bordo piscina – è il primo momento delle ultime 72 ore in cui hai messo il naso fuori, letteralmente, dall’edificio dell’enorme albergo in cui si svolge la kermesse. Sette sessioni generali in quattro giorni, tutte praticamente al completo: indimenticabile ed emozionante la prima, con la sfilata delle bandiere di tutti i Paesi in cui è presente il Rotary, per toccare con mano la natura profondamente globale della nostra associazione. E poi le nove breakout session da 75 minuti, dedicate alla formazione dei futuri Governatori sui temi del piano strategico del Rotary: un momento unico di confronto con colleghi provenienti da ogni parte del mondo, tutti con la propria storia unica e irripetibile, eppure così sorprendentemente simile alla tua, quando si toccano i temi centrali: la necessità di rinnovare i club adattandosi al cambiamento, la lotta all’eradicazione della polio, la leadership, l’inclusione. E poi l’importanza di attrarre nuovi soci, il tema portante del messaggio del Presidente Internazionale Mário César Martins de Camargo: l’effettivo va poggiato su tre pilastri che sono innovazione, continuità e partenariato, per avere club più flessibili, con soci più giovani che integrano col proprio entusiasmo l’esperienza dei più anziani.
Il comandante annuncia che è iniziata la discesa verso l’aeroporto della mia città e io sento che ora sono ancora più pronto – con l’aiuto della mia squadra – a scrivere una nuova pagina del Distretto di Milano, l’unico metropolitano in Europa. «Dopo Orlando, il gioco si fa duro, vedrai!». Già, a pensarci bene, mi avevano già detto anche questo. Al lavoro, allora!
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