Intervista a Maria Chiara Carrozza

– A cura di Sandro Fornaciari

La Professoressa Maria Chiara Carrozza, laureata in Fisica e con un PhD in Ingegneria, è attualmente Professore ordinario di Bioingegneria Industriale all’Università di Milano Bicocca e Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) dal 2021. Ha ricoperto il ruolo di Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e di Ministro della Istruzione, Università e Ricerca. È stata membro della Camera dei deputati e ha un’ampia esperienza di insegnamento e ricerca in Europa, Asia e USA, partecipa a numerosi board e commissioni a livello internazionale. È inoltre socia del Rotary Club Firenze.

Il CNR, del quale tu sei Presidente, affronta quotidianamente le sfide del nostro tempo in molteplici settori: la salute dell’uomo e del pianeta, ambiente, alimentazione e agricoltura sostenibile ma anche la tutela del patrimonio culturale, tecnologie abilitanti e molto altro ancora. Tanti di questi temi sono perfettamente sovrapponibili con le aree di intervento individuate dal Rotary International: quale può essere l’apporto del nostro Movimento al raggiungimento di questi traguardi?
Una delle missioni della scienza è proprio quella di affrontare le sfide della società con la ricerca di soluzioni innovative basate sulla competenza e sulle risorse tecnologiche. In questo senso l’impatto che può avere il Rotary International è molto alto, poiché coinvolge professionisti e persone impegnate in vari settori, motivate e pronte a offrire il proprio contributo per perseguire finalità benefiche.

Tu sei stata cooptata nel Rotary Club Firenze (quest’anno in procinto di compiere 100 anni), dal luglio dello scorso anno. Come hai incontrato il Rotary e che cosa ti ha spinta ad accettare di farne parte?
Secondo me, il coinvolgimento della ricerca pubblica con l’iniziativa privata e libera, può essere un successo nell’ottenere risultati concreti, basta vedere il caso della partecipazione del Rotary International nelle campagne di vaccinazione. Io sono motivata a trovare nuovi spunti per dare il mio contributo nella società grazie alla collaborazione con il Rotary, ma anche a stimolare e a suggerire nuovi ambiti di intervento in campi come la salute pubblica o il cambiamento climatico, per fare alcuni esempi.

Quale pensi possa essere l’impatto della sua esperienza professionale sul tuo impegno rotariano? E secondo te il nostro motto -Servire al di sopra di ogni interesse personale- come può essere declinato oggi, a oltre un secolo dalla sua formulazione?
Nei momenti di profonda crisi come quello che stiamo vivendo oggi è importante che le migliori forze della società, con iniziative private, si impegnino per dare risposte e per rappresentare un modello di servizio disinteressato per il bene comune. È sempre stato il principio che mi ha indirizzato nella vita: cercare di perseguire sempre il pubblico interesse anche nelle piccole cose e con i contributi individuali privati.

Il nostro fondatore Paul Harris sosteneva che -questo è un mondo che cambia e dobbiamo essere pronti a cambiare con lui-. Qual è la tua opinione a riguardo?
Oggi è evidente l’attualità del cambiamento, viviamo un’epoca di transizioni planetarie, sociali e tecnologiche; pertanto, è importante comprendere il cambiamento ma anche aiutare chi rischia di rimanere marginalizzato dalle crisi.

Il tuo percorso professionale ti ha spesso portata a confrontarsi con le nuove generazioni, un tema che sta, da sempre, particolarmente a cuore al Rotary International. Secondo la tua esperienza che rapporto hanno con l’etica i giovani d’oggi?
La mia vita professionale è a contatto con i giovani perché l’insegnamento e la ricerca offrono questa grande ricchezza del confronto generazionale. Penso, pertanto, che i giovani di oggi siano per molti aspetti più attenti all’impatto sociale e ambientale delle loro attività e possano essere coinvolti su questi temi.

Infine, qual è il valore rotariano che senti più tuo e che più ti rappresenta?
Il valore della solidarietà operosa e organizzata, con il contributo di servizio di tutti coloro che sono motivati, nella misura in cui possono, per restituire quel che si è avuto e imparato nella carriera professionale in termini di competenze e conoscenze al fine di fare del bene agli altri, credendo nei giovani.

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