Tre cose mi hanno colpito di più della mia esperienza a San Diego. Primo, trovare mille persone con storie, esperienze, religioni, idee politiche diverse che concentrano il loro impegno su pochi ma chiari obiettivi comuni è un fatto straordinario. Secondo, un’organizzazione perfetta: non ci sono stati tempi morti e nulla è stato lasciato al caso. Terzo, relazioni veloci, dove la motivazione all’ascolto e alla riflessione è supportata da immagini di azione sull’attività del Rotary. Sono stati trattati diversi temi. Ovviamente la crescita dell’effettivo, declinata in maniera molto innovativa.
I nostri soci crescono poco in Italia e calano mediamente nei Paesi occidentali per due chiari motivi: non entra un numero sufficiente di giovani e di donne e in tanti decidono di abbandonare il Rotary.
La soluzione è investire sui giovani, all’interno di un piano che garantisca la continuità generazionale, e rendere più flessibile e innovativa l’organizzazione dei club. Tutto ciò accanto all’obiettivo di forte sviluppo dei rotaractiani, che dal primo luglio saranno equiparati ai soci rotariani.
Si tratta di un progetto ambizioso, che sarà facile da applicare in Italia se tutti i nostri soci faranno proprio l’obiettivo di ricambio generazionale. Del resto, penso che ognuno di noi preferisca garantire una continuità alla nostra azione nel Rotary, piuttosto che vederla via via diminuire.
Grande è l’attenzione che il Rotary mette nella famiglia dei rotariani, consapevole che se gli obiettivi del nostro sodalizio e le attività richieste sono condivise dalla famiglia il risultato è garantito.